A Lodi la foto si fa etica

La fotografia è narrazione, testimonianza, ricordo. Scandaglia la realtà che ci circonda cristallizzando un unico istante in uno scatto irripetibile. E quando quello scatto fa riflettere, allora assume una valenza etica. Arriva alle nostre coscienze, ci costringe a pensare, a interrogarci sulle piccole e grandi storie del nostro mondo che spesso osserviamo, o ascoltiamo, distrattamente.

Questo, in due parole, il messaggio che vuole lanciare il Festival della Fotografia Etica di Lodi, dal 6 al 28 ottobre, giunto alla sua nona edizione. Un’iniziativa promossa dal Gruppo Fotografico Progetto Immagine, insieme ad Alberto Prina e Aldo Mendichi, per raccontare l’attualità, l’umanità, in un circuito che possa arrivare al grande pubblico per parlare alle coscienze di molti. Il Festival è dislocato in varie zone della città lombarda: sul sito www.festivaldellafotografiaetica.it si possono trovare tutte le informazioni utili compresa la mappa delle sedi espositive.

Le immagini del World Report Award 2018, il concorso internazionale del Festival suddiviso in sei sezioni, sono forti, di grande impatto, a volte crude, a volte addolcite da un sottile velo poetico che sa di speranza.

Nella categoria Master troviamo Paula Bronstein con il reportage umanitario Stateless, stranded and unwanted: the Rohingya crisis sull’esodo forzato di questa minoranza etnica di origine islamica, odiata e discriminata, verso il vicino Bangladesh.

Tommaso Protti vince lo Spot Light Award con Terra vermelha che documenta la crisi sociale nella regione brasiliana dell’Amazzonia negli stati di Parà, Rondonia e Roraima là dove, tra povertà, droga, corruzione, deforestazione e inquinamento, la terra vale più di una vita umana.

Per lo Short Story, Camillo Pasquarelli con The valley of shadows sul conflitto nella valle del Kashmir, una delle zone più militarizzate al mondo, dove, a causa degli scontri con la polizia che utilizza pistole ad aria compressa con cartucce ripiene di piombini, centinaia di persone rischiano la cecità. Inquietante l’uso del dittico ritratto-radiografia.

Nella sezione Student, Nanna Heitmann vince con Gone from the window – the end of an era sulla fine dell’estrazione del carbone in Germania: la fine di un’era ma anche dell’identità di una regione.

In Single Shot tre i vincitori per il tema «Giving voice to values, giving voice to hope». Laurence Geai con Iraq, parte occidentale della città di Mosul, 5 luglio 2017: vicino alla linea del fronte, un uomo trasporta sulle spalle una persona anziana scappando dai combattimenti della Città Vecchia. Empatia e reciproco supporto come valori fondanti. Il secondo è Gile Clarke con Aal Okab School, Saada City, Yemen, 24 aprile 2017: uno studente tra le rovine della sua classe. L’educazione, la cultura, l’apprendimento nonostante tutto. Terza classificata è Bente Marei Stachowske con Madre e figlia sono salve a bordo dell nave Sea Eye: il sorriso della bambina infagottata nella coperta isotermica parla di gioia, innocenza e futuro.

Nel No Profit il primo ente vincitore è Care Harbor con Caring for the invisible of Los Angeles di Sally Ryan: il sostegno ai “dimenticati” della società americana. Seguono AVSI Foundation con Mwavita – Born in a time of war: Marco Gualazzini ci porta nella Repubblica Democratica del Congo dove la popolazione è tra le più povere al mondo e Water Grabbing Observatory con il lavoro di Fausto Podavini  And I will make the rivers dry su una delle aree più povere del Kenya, la contea Turkana.

Sempre nel No Profit, ma al di fuori del concorso Word Report Award, segnaliamo Strade che non conducono in nessun luogo di Johnny Miller: un progetto fotografico interamente realizzato con un drone sulle infrastrutture stradali in America.

Quest’anno lo Spazio Tematico è incentrato sul rapporto uomo – mondo animale e si sviluppa in quattro mostre. Con Storie che fanno la differenza Ami Vitale  ci fa viaggiare in Cina, Kenya e Stati Uniti dove ha documentato la stretta relazione di complicità che si può creare tra gli esseri umani e gli animali mettendo in luce grandi sfide globali e problematiche locali. Conosceremo le supermucche di Nikita Teryoshin in Discendenza senza cornaIl prezzo della vanità di Paolo Marchetti e gli Uomini dei cani di Wu Jingli (menzione speciale).

Lo Spazio Approfondimento accoglie il lavoro di Mary F. Calvert La battaglia dall’interno: violenze sessuali nell’esercito americano: un grande progetto a fianco delle donne-vittime per testimoniare la loro lotta per la giustizia.

Uno sguardo sul mondo è lo spazio dedicato agli eventi di cronaca dell’ultimo anno. Le giovani donne ritratte da Adam Ferguson in Le bambine rapite da Boko Haram in Nigeria sono riuscite a fuggire dai loro carcerieri e da un destino orribile, quello di farsi esplodere, e hanno trovato il coraggio di raccontare la loro storia. Filippo Venturi con Fabbricato in Corea| Sogno coreano: Nord e Sud marciano a ritmi diversi, ma mantengono peculiarità molto simili. Il lavoro di Michele Guyot Bourg è quantomai tragicamente attuale. Vivere sotto una cupa minaccia documenta la vita che scorre vicino e sotto i viadotti: il ponte Morandi insegna. Oliver Laban-Mattei è presente con Yemen e le rovine di quella che era una volta la “felice Penisola Araba”. Per concludere, un grande omaggio a Shah Marai, il corrispondente di AFP morto in un attentato a Kabul lo scorso 30 aprile. Le sue Vite afgane sono istanti sospesi di vita quotidiana fatta di sorrisi e disperazioni.

Quella di quest’anno, quindi, è un’edizione molto potente dove non mancheranno anche il Premio Voglino per la valorizzazione e la diffusione della cultura fotografica italiana, il Corporate for Festival, incontri, visite guidate e attività per i ragazzi per quattro settimane di pura fotografia.  

cristianaacquati@gmail.com

Foto: Paula Bronstein vincitrice del World Report Award Master con il reportage umanitario Stateless, stranded and unwanted: the Rohingya crisis 

Festival della fotografia etica

Lodi, sedi varie

dal 6 al 28 ottobre 2018

info: wwwfestivaldellafotografiaetica.it