Modena. Museo della Figurina. Che passione le due ruote!

«I want to ride my bicycle… I want to ride it where I like», così  cantavano i Queen. Sì, perché la bicicletta è libertà, autonomia. Ci porta a scuola, al lavoro, ci fa dribblare il traffico, è il simbolo perfetto dell’inizio dell’estate (almeno per quelli come me che, in inverno, vedevano la loro biciclettina rigorosamente chiusa in cantina). Ci regala sudore, stanchezza, ma anche grande passione: quella passione che spinge a “scalare”, con fatica, i passi di montagna o fa correre con gli amici nel parchetto sotto casa.

Sono passati più di due secoli da quando il barone Karl Drais von Sauerbronn, nel 1817, inventò la Draisina, ma la bicicletta, pur mutando radicalmente la sua fisionomia, ha saputo battere il tempo.

Ora la mostra Bici davvero!, allestita al Museo della Figurina di Modena fino al 13 aprile 2020, rende omaggio a questo spartano mezzo di trasporto partendo proprio da quella strana “macchina da corsa”, la Draisina, spinta dalla sola forza delle gambe (quelle ci vogliono sempre) passando da Pierre e Ernest Michaux, che verso la metà dell’Ottocento applicarono i pedali alla ruota anteriore, per arrivare alle moderne e leggere bici in carbonio.

Il vecchio “cavallo d’acciaio”, però, aveva bisogno di un abbigliamento adeguato ed ecco che le figurine documentano l’evolversi della moda maschile e femminile. Soprattutto femminile perché le pesanti e ingombrati gonne ottocentesche non erano certo molto pratiche per stare su un sellino, tanto che un modello di bicicletta Ariel prevedeva i pedali su un solo lato della grande ruota anteriore e le eleganti signore erano costrette a “cavalcare” all’amazzone. E se moralisti e medici osteggiarono loro l’uso della bici considerandolo pericoloso per la salute e poco decoroso per grazia e femminilità, la gonna a pantalone ebbe sicuramente la meglio sul pensiero dominante e anche il gentil sesso poté finalmente pedalare in giro con maggiore comodità.

La mostra prosegue con copertine di riviste, cartoline, bolli chiudilettera e con la particolare sezione Attenzione ciclisti in giro in cui una serie di figurine di fine Ottocento inizio Novecento ironizzano su questi nuovi “cavalieri stradali” con cani che azzannano le ruote, scontri con pedoni e capitomboli vari.

Un’altra parte dell’esposizione si concentra sui concorsi a premio degli anni Trenta, dove la bici non mancava mai, sui grandi campioni delle corse ciclistiche tra i quali, naturalmente, Fausto Coppi (quest’anno ricorre il sessantesimo della morte) e presenta alcune chicche come la bici di Romeo Venturelli prestata dal Comune di Pavullo, quella da barbiere proveniente dal museo Ciclocollection di Riva del Garda e una penny-farthing di fine Ottocento della collezione Giannetto Cimurri.

Ma l’accento finale della rassegna è molto più serio: ci parla di sicurezza stradale su cui resta ancora tanto da fare per evitare quell’ecatombe silenziosa che racconta la morte di un ciclista al giorno. Perché we want to ride our bicycles anche in grande tranquillità.

cristianaacquati@gmail.com

foto: La bicicletta in una pubblicità del cioccolato Suchard (Neuchâtel) del 1910, dalla serie di 12 figurine Bambini che giocano, courtesy Comune di Modena, Museo della Figurina –  Fondazione Modena Arti Visive

 

Bici davvero! Velocipedi, figurine e altre storie

a cura di Francesca Fontana e Marco Pastonesi 

fino al 13 aprile 2020

Museo della Figurina, palazzo Santa Margherita, corso Canalgrande 103, Modena

orari: mercoledì, giovedì, venerdì 11-13, 16-19; sabato, domenica e festivi 11-19

ingresso: € 6,00, ridotto € 4,00; ingresso libero mercoledì e prima domenica del mese

info: 059 2032919; www.fmav.org