Pendulum: il viaggio si fa immagine

Sette metri per raccontare il movimento e il suo esatto opposto, l’immobilità. È Skaramaghas di Richard Mosse: centinaia di containers in attesa di partire per quell’incessante scambio di merci per altre merci, per denaro o per promesse e, accanto, altri containers dormitorio, questi, degli ultimi del mondo che non possono andare avanti e nemmeno tornare indietro, bloccati in attesa di un permesso che possa alimentare un sogno oppure infrangerlo.

Ecco, basterebbe solo questa immagine, quest’unica immagine, a condensare lo spirito della mostra Pendulum merci e persone in movimento, allestita negli spazi espositivi della Photogallery del  Mast a Bologna. Così come spiega il curatore Urs Sthahel: «Da decenni si continua ad aumentare il ritmo e la velocità; la crescente accelerazione dei processi economici e sociali è iniziata ai primordi della rivoluzione industriale fino a toccare oggi livelli vertiginosi. Il solo fenomeno che ci spinge a rallentare il passo, a cercare perfino di fermare tutto, è quello delle migrazioni. Le uniche barriere esistenti sono quelle che frenano i perdenti locali e globali della modernità».

Ed ecco che il Pendulum, il moto perenne del mondo e dell’umanità nello spazio e nel tempo, diventa anche il simbolo di cambiamenti improvvisi d’opinioni e di convenzioni che si ribaltano nel loro esatto contrario.

La mostra Pendulum  propone una selezione di opere provenienti dalla collezione della Fondazione Mast tra fotografie, installazioni, video e photo-album sul tema dell’industria e del lavoro che mettono a fuoco la grande energia che negli ultimi due secoli ha portato gli uomini a progettare mezzi e infrastrutture per muovere merci, persone e dati.

Troviamo firme di fama internazionale e si passa da una struggente foto di Mimmo Jodice, scattata alla stazione Centrale di Milano dove un bambino è abbracciato alle gambe di un uomo tra valigie e scatole di cartone, al Gamba de legn di Mario De Biasi che sferraglia per le vie del centro. E, ancora, Robert Doisneau sugli stabilimenti Reault; David Goldblatt e Helen Levitt  che in maniera diversa documentano la dura vita dei pendolari sui mezzi pubblici ; Ugo Mulas con le sue auto da corsa; Luciano Rigolini con un monumentale trittico in onore del feticcio-automobile; le grandi installazioni di Ulrich Gebert e Xavier Ribas sul tema della migrazione e del nomadismo; i containers di Sonia Braas; i truckers di Annica Karlsson Rixon e le immagini forti e suggestive di Yto Barrada sui manovali.

Questo e tanto altro ancora alla mostra Pendulum del Mast, ma noi vogliamo concludere con i moderni pendolari, ritratti da Jacqueline Hassink, con lo sguardo perso su tablet e smartphone e, sicuramente, a tutti noi sarà capitato di vederli o di esser uno di loro. Un viaggio duplice. Un viaggio collettivo e uno privato. Un viaggio nel viaggio.

cristianaacquati@gmail.com

nella foto: Mario De Biasi,  «Gamba de Legn», Milano 1951, stampa ai sali d’argento, archivio Mario De Biasi, courtesy of Mondadori Portfolio

Pendulum, merci e persone in movimento

Mast

Bologna, via Speranza 42

fino al 13 gennaio 2019

ingresso gratuito da martedì a domenica dalle 10 alle 19

www.mast.org